L’Italia è divisa dalla nuova riforma del voto in condotta, ecco come stanno davvero le cose riguardo a questo provvedimento.
Il recente provvedimento del Governo riguardo alla condotta degli studenti nelle scuole ha suscitato un intenso dibattito tra i docenti e i rappresentanti del mondo educativo. In particolare, il direttore del noto portale Tecnica della Scuola, Alessandro Giuliani, ha condiviso le sue osservazioni e i risultati di un sondaggio condotto sulla percezione delle nuove norme. I risultati, entrati nel vivo di una discussione importante, svelano sentimenti contrastanti circa l’efficacia di queste misure, rispondendo alla domanda se tali regolazioni siano effettivamente ciò che i docenti auspicavano.
Il direttore Giuliani ha approfondito le recenti introduzioni legislative, mettendo in luce due aspetti rilevanti. “In primo luogo, è stata introdotta una sanzione economica per chi commette atti di violenza nei confronti del personale scolastico. Le multe raccolte, infatti, verranno reinvestite nelle scuole,” ha dichiarato. Questo dettaglio potrebbe risultare di particolare interesse poiché fondamentalmente trasforma una punizione in un’opportunità di riutilizzo dei fondi all’interno della comunità scolastica. Inoltre, un’altra novità rilevante riguarda la valutazione del comportamento degli studenti. Infatti, un’insufficienza come il cinque in condotta comporterebbe la bocciatura degli alunni alle scuole secondarie, mentre un sei consente di “rimandare” il giudizio finale, richiedendo allo studente di produrre una tesina sulle esperienze in ambito solidale. Questo approccio potrebbe apparire come un tentativo di rendere i ragazzi più consapevoli delle proprie azioni e delle conseguenze che ne derivano.
Ma ci sono anche cambiamenti nelle sanzioni. Le nuove misure prevedono infatti fino a due giorni di sospensione per gli studenti violenti. E per coloro che oltrepassano questo limite, è previsto coinvolgimenti in attività solidali. Negli istituti scolastici, infatti, tutto si sposta da un approccio puramente punitivo a un’educazione che stimola la responsabilità sociale. Con l’aumento della violenza a scuola, le misure dovranno dimostrare di essere efficaci. Ma rimane da vedere quanto tempo ci vorrà per vedere risultati tangibili e se gli studenti accoglieranno questo cambiamento.
Cosa ne pensano i docenti riguardo a queste nuove regole? Il sentimento sembra essere piuttosto scettico. Molti insegnanti, mentre accolgono le novità, temono che non apporteranno cambiamenti significativi. “Il scetticismo è palpabile. È fondamentale che i ragazzi inizino a cambiare il loro comportamento, ma sarà un processo lungo,” ha spiegato il direttore Giuliani. Riferendosi a una generazione che ha affrontato il trauma del Covid-19, ha sottolineato che i problemi comportamentali e emotivi degli studenti sono in aumento e non verranno risolti nel breve termine.
Insegnanti preoccupati affermano che, mentre le norme sono un passo nella direzione giusta, esse non affrontano altri problemi sostanziali presenti nel sistema educativo. Aspetti come il precariato dei docenti e il sovraffollamento delle classi continuano a essere sfide significative. Questi elementi, sebbene non direttamente collegati alla modifica del voto di condotta, pesano sulla qualità dell’insegnamento. Molti docenti hanno espresso che la risposta a queste problematiche sarebbe stata maggiormente apprezzata da parte loro rispetto all’attuale focus sulle sole sanzioni disciplinari. Le voci dei docenti sottolineano quindi l’importanza di una visione olistica e integrata delle sfide scolastiche.
Un’indagine recente, che ha coinvolto circa 300 soggetti – prevalentemente docenti , ma anche genitori e altri membri della comunità educativa – rivela in modo chiaro le opinioni diverse su queste nuove disposizioni. Sorprendentemente, la maggior parte del personale scolastico non sembra nutrire grande fiducia circa l’introduzione del voto di condotta come strumento per limitare la violenza nei luoghi di educazione. Infatti, circa metà degli insegnanti è convinta che questa legge non fermerà le aggressioni né risolverà i fenomeni di bullismo.
Al contrario, l’idea di imporre multe fino a 10.000 euro per le aggressioni ha invece trovato maggiore consenso tra i docenti. Tre insegnanti su cinque credono che l’introduzione di tali sanzioni possa effettivamente migliorare il rispetto nei loro confronti, facendo emergere un aspetto interessante: la volontà di trovare soluzioni che, se non risolvono completamente il problema, vadano in qualche modo a mitigare l’atmosfera di tensione presente nelle scuole. Questo feedback proveniente dai docenti potrebbe far riflettere su come le politiche educative possano migliorare e coinvolgere maggiormente tutte le parti interessate.
Insieme, questi fattori contribuiscono a un panorama complesso, in cui le nuove normative dovrebbero rispondere non solo alle esigenze di disciplina ma anche alle necessità di una generazione che si trova in una fase di difficoltà emotiva e comportamentale. La discussione è aperta e nessuna risposta definitiva è ancora stata data.