Maria Rosaria Altieri ha fatto degli studi e ha rivelato l’impossibile sul fenomeno supplenze in questo anno scolastico
La questione delle supplenze nel sistema scolastico italiano suscita sempre più interesse e dibattito. Il sistema informatizzato utilizzato per l’assegnazione delle supplenze, le criticità che lo caratterizzano e le possibili soluzioni sono tematiche che richiedono lettura e attenzione. Di seguito, ci concentriamo su alcuni aspetti cruciali riguardanti il diritto scolastico e il contenzioso derivante da pratiche discutibili.
Uno dei punti più problematici del sistema di assegnazione delle supplenze è decisamente il suo funzionamento. Ci sono tre fattori principali che complicano la situazione e creano frustrazione tra i docenti aspiranti. Innanzitutto, è fondamentale considerare che i candidati possono decidere di non indicare tutte le tipologie di supplenze per cui sono abilitati. Questo porta a scenari in cui le opportunità di lavoro vengono perse, semplicemente perché non sono state esplicitamente richieste.
In secondo luogo, si aggiunge la questione delle disponibilità. Non tutte le posizioni aperte vengono comunicate durante il primo turno di nomina, creando confusione e incertezze tra i candidati. La difficoltà che ne deriva è enorme, dato che non c’è chiarezza su quali posti siano effettivamente disponibili quando il sistema comincia a nominare i docenti. Infine, il sistema fa partire le assegnazioni dall’ultimo nominato nel turno precedente e questo innesca una serie di problematiche. Se un docente con punteggio alto non ha ricevuto il posto desiderato, non ha alcuna garanzia che riceverà una nuova opportunità se una posizione diventa disponibile poco dopo.
Questa procedura sembra più vicina alla sorte che non a un riconoscimento meritocratico, il che è del tutto inaccettabile e sorprendente. L’affidamento delle nomine alla buona sorte colpisce i docenti che, pur avendo le giuste qualifiche e punteggi, potrebbero invece ritrovarsi a essere esclusi dalle supplenze semplicemente per un errore o una scelta sfortunata al momento della domanda. Un modo di operare inaccettabile che solleva domande cruciali sulla giustizia e l’equità nell’assegnazione dei posti.
Parlando di contenzioso, uno degli aspetti più frequenti riguarda precisamente le contestazioni sulla mancata assegnazione di supplenze a favore di docenti con punteggi inferiori. Questa situazione si presenta spesso e genera un clima di incertezza e malcontento tra i docenti. A volte, queste contestazioni riguardano anche docenti invalidi, per i quali è previsto un diritto alla riserva dei posti secondo la Legge n. 69/99. È una situazione piuttosto delicata, poiché dimostrare che le quote provinciali destinate ai riservisti non sono state rispettate può risultare complicato.
Infatti, gli Uffici Scolastici spesso non rivelano i dati su quanti posti sono realmente riservati, rendendo difficile la prova per i legali. Accade pertanto che prima di presentare un ricorso per ottenere la supplenza, è necessario richiedere ufficialmente l’accesso ai documenti che mostrano i contingenti dedicati ai riservisti. Talvolta, diventa indispensabile coinvolgere anche il Tribunale Amministrativo Regionale per ottenere trasparenza riguardo a queste informazioni.
Queste problematiche possono avere effetti devastanti sulla carriera professionale di un docente e sul clima lavorativo in generale. Le tensioni accumulate generano una crescente sfiducia nel sistema, dove molti aspiranti docenti finiscono per sentirsi discriminati e trascurati, nonostante abbiano diritto a certe opportunità.
Ogni anno i sindacati di categoria si impegnano a denunciare le scorse irregolarità nei procedimenti assistiti dal sistema informatico di nomina. Esprimono critiche costanti e avanzano suggerimenti per possibili miglioramenti, tuttavia le problematiche restano sempre le stesse. La domanda che sorge quindi è: perché non si attuano realmente queste modifiche? D’altronde, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha dimostrato di voler mantenere il ricorso alla procedura informatizzata, senza tornare al sistema precedente alle restrizioni dovute alla pandemia.
Il fatto è che qualora il Ministero non intervenga con cambiamenti significativi al sistema, è probabile che continuino a sorgere conflitti giuridici. Sono diversi i casi in cui la giurisprudenza ha avuto un impatto positivo sulle procedure in uso, vista la necessità di adattarsi costantemente a posizioni sentenziate in tribunale. Parliamo di situazioni come il reinserimento di docenti ingiustamente depennati dalle graduatorie o il riconoscimento di diritti dovuti al personale ATA. Ogni volta che una sentenza critica emerge, il MIM si trova costretto a imboccare percorsi di modifiche per cercare di allinearsi a tali pronunce.
Si accenna a soluzioni possibili per evitare il perpetuo contenzioso e migliorare la situazione attuale. Un’idea che si sta facendo sempre più strada è quella di un ritorno alle convocazioni in presenza, oppure l’adozione di un approccio misto. Questa opzione mi pare particolarmente interessante e promettente, perché permette un equilibrio tra la modernizzazione tramite tecnologia e il rispetto per le posizioni in graduatoria.
Un sistema in cui le disponibilità siano note al momento della presentazione della domanda informatizzata garantirebbe che i docenti non debbano esprimere preferenze in assenza di informazioni sugli effettivi posti disponibili. Così potrebbe essere garantito che l’assegnazione delle supplenze rispetti il principio meritocratico. A Trento, per esempio, già si applica un sistema che potrebbe rivelarsi utile come modello. Ma prima che ciò accada, ci sarà bisogno di un cambiamento di paradigma al MIM, un passo significativo verso l’efficienza e la chiarezza.