Uno dei periodi più bui della storia dell’Italia sta certamente nel ventennio fascista. Ecco come è nato tutto quanto.
Nell’ottobre del 1922, l’Italia si trovò a affrontare una svolta drammatica che segnò l’inizio di un Ventennio fascista sotto la guida di Benito Mussolini. Con la Marcia su Roma, avvenuta tra il 27 e il 30 ottobre, il Partito Nazionale Fascista strappò il potere, gettando il paese in un periodo caratterizzato da repressione e conflitti che ben presto si sarebbero trasfusi nel contesto oscuro della Seconda Guerra Mondiale.
La Marcia su Roma non fu un semplice raduno; fu un’epifania di potere militante, essenzialmente una manifestazione armata che mirava a portare Mussolini e il suo partito al governo. Questa iniziativa del fascismo, che si era consolidato in pochi anni, ebbe radici nella crisi che colpì l’Italia dopo la Prima Guerra Mondiale. Le squadre fasciste, spietate ma astute, sferzarono violenze su larga scala, guadagnandosi la complicità e il consenso di alcune classi sociali. Mussolini orchestrò questa manovra con un mix di intimidazione e astuzia politica: ordinò alle sue “camicie nere” di dirigersi verso la capitale per costringere il re, Vittorio Emanuele III, a riconoscere la loro autorità. Questa figura monarca, più indecisa che mai, cedette alla pressione e, sfidando le aspettative, chiamò Mussolini a formare un nuovo governo, dando così inizio a un’era cupa caratterizzata da repressione e controllo.
L’italia alla vigilia del ventennio: tra speranze e delusioni
Per afferrare il contesto in cui si sviluppò la Marcia su Roma, importante è guardare agli strascichi socio-politici dell’Italia del post Prima Guerra Mondiale. Anche se il paese era stato uno dei vincitori del conflitto, i costi umani e materiali furono gravissimi. A migliaia tornavano dalle trincee, molti di loro contadini e lavoratori che avevano acquisito una nuova consapevolezza dei propri diritti.
Ma quella speranza di una vita migliore si trasformò presto in delusione, poiché la nazione si trovava funestata da una crisi profonda, sia economica che sociale. Tra il 1919 e il 1920, gli eventi ribollenti, definiti “biennio rosso,” presero piede: scioperi e occupazioni delle fabbriche inondarono le strade, mentre i contadini si ribellavano esigendo accesso alla terra. Il panorama politico si fece turbolento, il Partito Socialista e il Partito Popolare si rafforzarono, creando apprensioni tra le elite e il governo.
Le origini del fascismo: un movimento in ascesa
Nella tempesta del biennio rosso, sbocciò la fioritura del fascismo. Benito Mussolini, ex socialista divenuto un fervente interventista, fondò il movimento dei Fasci di combattimento a Milano nel 1919. L’inizio fu all’insegna di un programma ambizioso e progressista, ma il destino del movimento cambiò rapidamente, scivolando verso destra e abbracciando sempre più le istanze dei proprietari terrieri.
Negli anni successivi, quando il governo sembrava vacillare nel tentativo di gestire le tensioni sociali, il fascismo cavalcò l’onda crescente delle paure politiche e sociali, dando vita a emergenti squadre di azione. Questi gruppi armati di fascisti non si limitavano a combattere gli avversari politici, ma incominciarono anche a effettuare violenze dirette contro i sindacati e i movimenti socialisti che lottavano per i diritti dei lavoratori. Passo dopo passo, il fascismo si fece strada nella società italiana, guadagnando potere e influenza.
L’occupazione delle città: il colpo di stato del 1922
Arrivò il 1922, e Mussolini sentì il momento opportuno per avanzare alla conquista della capitale. Con un colpo di stato ben orchestrato, puntava a sostituire il governo liberale di Luigi Facta con una leadership fascista. Un piano audace fu concepito, con mobilitazioni programmate per le favorevoli province italiane e per la stessa Roma. Un “quadrumvirato” di comandanti fascisti, tra cui figure di spicco come Italo Balbo e Emilio De Bono, fu istituito per guidare l’azione.
La tensione si intensificò tra il 26 e il 27 ottobre, quando le insurrezioni si diffondevano a macchia d’olio, ma l’antico regime non riuscì a rispondere con efficacia. Il governo di Facta, impotente, emanò ordini per reprimere l’insurrezione e proclamò lo stato d’assedio, ma si trovò contro un sovrano schiacciato da pressioni politiche senza precedenti, il quale rifiutò di firmare il decreto richiesto. In quel momento storico, si affacciò un nuovo ordine politico.
L’ingresso trionfale di mussolini a roma
Con il governo in confusione e i fascisti in avanzata, la marcia culminò nell’ingresso di Mussolini a Roma, un evento che suggellò i destini di migliaia di italiani e cambiò il corso della storia. Quando le “camicie nere” invadono la capitale e si trovano faccia a faccia con il re, Mussolini, approfittando dell’emozione del momento, chiese di essere nominato presidente del Consiglio.
Con un telegramma, Vittorio Emanuele III lo convocò, segnando il trionfo di un movimento che aveva preso le redini del potere. La svendita dei diritti civili e i provvedimenti repressive seguirono questa infausta ascesa, mentre le forze non fasciste vennero progressivamente escluse dal governo. In pochi anni, Mussolini consolidò la sua dittatura, imprigionando le voci di contestazione e oppressione a tutto tondo.
Questi eventi storici segnano non solo il passaggio a un regime autoritario, ma tracciano anche il destino di un paese intero, spingendo l’Italia lungo un cammino tempestoso e pericoloso che avrebbe avuto impatti devastanti sul mondo intero.