Horror, ecco perché gli italiani lo amano particolarmente: il motivo ti potrebbe lasciare senza fiato, le curiosità
I film horror hanno un’attrazione irresistibile che continua a catturare l’attenzione di un vasto pubblico, generando una profonda curiosità che spinge a esplorare le sfumature del terrore. Queste pellicole, attraverso un mix di emozioni forti e simbolismi, permettono agli spettatori di confrontarsi con le loro paure più intime in un ambiente protetto. Ma quali sono le ragioni dietro questo strano fenomeno? Perché così tanti cercano di provare il brivido di un film horror, andando contro l’istinto naturale di schivare il pericolo? Addentriamoci in questo affascinante viaggio nel mondo del cinema horror.
L’horror offre, indubbiamente, un’esperienza catartica. Al di là dell’apparenza spaventosa, questi film permettono di esprimere e liberare emozioni represse in un contesto sicuro. La teoria catartica sottolinea come la visione di scene inquietanti possa aiutare le persone a rielaborare le proprie paure e ansie, trasformandole in una sorta di liberazione emotiva. Guardare un film di paura è, per alcuni, un modo per affrontare le emozioni più cupe e nascoste che si portano dentro, come la rabbia e l’angoscia.
I film horror riescono a dar voce a timori collettivi e sociali. Prendiamo, per esempio, La notte dei morti viventi o The Purge, che riflettono le ansie legate ai disordini sociali o alle disuguaglianze economiche. Queste opere funzionano come specchi delle nostre angosce e attraverso la narrazione permettono di affrontare tematiche scottanti. Vedere la propria paura prendere forma su uno schermo rende possibile affrontare e decostruire il malessere senza le pesanti conseguenze della realtà.
In un modo simile, la fiction horror permette agli spettatori di esplorare questioni universali legate all’esistenza, alla morte e ai tabù sociali. Attraverso le immagini ricche di simbolismo e cariche emotive, gli horror diventano una sorta di terapia collettiva, un modo per spaziare in territori sconosciuti e per riconoscere insidie e paure comuni. In questo modo, allo schermo si assiste a una sorta di processo di guarigione, dove l’angoscia lasciata dentro può finalmente essere espressa e processata.
La ricerca di emozioni forti
Un’altra chiave di lettura, straordinariamente affascinante, è la ricerca di emozioni forti, nota come “sensation seeking”. Questo concetto, elaborato da Marvin Zuckerman, si riflette nella voglia umana di sperimentare novità e intensità, anche a costo di affrontare paura e shock. Molti individui, investendo in esperienze che a prima vista potrebbero apparire pericolose, si distaccano dalla routine e da una vita forse un po’ troppo piatta.
Dal punto di vista della psicologia, molti studiosi, compresi i sostenitori della teoria del controllo emotivo, affermano che gli horror permettono di migliorare la gestione delle emozioni percepite come negative. Quando un film provoca paura, essa è controllabile: gli spettatori sanno bene di trovarsi davanti a una finzione e possono interrompere la visione in qualsiasi momento. Questa condizione protetta offre un ottimo terreno per confrontarsi con angosce reali come l’ignoto o la mortalità, permettendo di esercitarsi a fronteggiare tali paure.
Inoltre, c’è anche un elemento di provocazione e sfida alla monotonia; il brivido di vedere un film horror, con tutti i suoi colpi di scena e le emozioni alte, diviene pura adrenalina. Il senso di paura controllata stimola le reazioni fisiologiche come l’aumento della frequenza cardiaca, il sudore e l’eccitazione, dando vita a un’esperienza oltre il comune. Il dopamina che si libera è come una ricompensa, un piccolo momento di avventura che, in un certo senso, appaga una sete di emozioni e stimoli.
L’origine evolutiva della paura
Analizzando più in profondità, la paura ha radici antiche e il suo sviluppo è chiaramente legato alla conservazione della specie. Vivere e affrontare timori in un contesto sicuro come quello del cinema consente di esplorare angosce ancestrali che ogni essere umano conosce, da quelle relative al buio e ai predatori fino ai misteri dell’ignoto. La teoria dell’evoluzione emotiva di Paul Ekman suggerisce che la paura non rappresenta solo una reazione difensiva, ma offre anche preziose opportunità di apprendimento e adattamento.
Inoltre, Ernest Becker ha sostenuto, nel suo noto testo “The Denial of Death”, che l’ansia legata alla coscienza della mortalità è uno dei principali motori dell’ansia umana. Il genere horror, dunque, diventa un modo tangibile di affrontare il grande taboo della morte, un tema quasi sempre evitato nelle interazioni quotidiane. I film di paura offrono una sorta di rituale moderno, creando spazi per elaborare le nostre tensioni e angosce riguardanti la vita e la morte.
L’antropologa Mary Douglas ha scritto su come le società tendano a separare il purò dall’impuro e i film horror spesso traggono forza giochi su queste distinzioni, presentando mostri e creature soprannaturali che violano l’ordine sociale e morale. Questo viaggio nell’ignoto attraverso l’horror il più delle volte è attraente perché permette di infrangere simbolicamente le convenzioni sociali, consentendo di esplorare i confini tra ciò che è accettabile e ciò che non lo è.
In tal modo, il fascino per l’horror emerge come un curioso miscuglio di tensione e celebrazione dell’ignoto, un’esplorazione che continua a stimolare il pubblico.