Governo Meloni messo sotto pressione, con il 15 novembre che potrebbe essere l’ennesimo giorno in cui potrebbe essere messo in difficoltà.
Nel pomeriggio del 25 ottobre, una scena inusuale ha catturato l’attenzione davanti al ministero dell’Istruzione e del Merito. Sei studenti, decisi a far sentire la loro voce, si sono incatenati alle scale, bendati e con lo scotch sulle labbra. Questo gesto simbolico non era solo un atto di protesta, ma un chiaro messaggio di opposizione alle politiche del ministro Valditara. Un’azione che ha richiamato l’attenzione e ha fatto vibrare nei cuori degli studenti la determinazione per i diritti e per un’istruzione di qualità.
Durante la manifestazione, dopo qualche minuto di silenziosa resistenza, gli studenti hanno decisamente sciolto le catene e acceso due fumogeni. Questo momento di ribellione è stato organizzato dall’Unione degli studenti, dalla Rete della Conoscenza e da Link – Coordinamento universitario. Alle loro spalle, un’inquietante installazione di cartonati formava la data fatidica del 15 novembre, una giornata significativa per il movimento studentesco, che si proposta di dare vita a manifestazioni e a uno sciopero nazionale. La programmazione di queste azioni di protesta sottolinea l’importanza di una mobilizzazione continua e tenace che caratterizza la lotta degli studenti per i loro diritti.
Il 15 novembre non è solo una data, ma un simbolo di un’esigenza avvertita da molti ragazzi. Le strade si riempiranno di voci e messaggi, pronti a manifestare contro un sistema che sembra sempre più orientato verso il disinvestimento e non verso il miglioramento dell’istruzione. Gli studenti, quindi, continuano a lottare, convinti che la loro voce possa fare la differenza e portare cambiamenti significativi.
Tommaso Martelli, coordinatore nazionale dell’Uds, ha illustrato chiaramente le ragioni di questa contestazione. Secondo lui, la nuova legge di bilancio non fa altro che accentuare il disinvestimento nell’istruzione. Sottolineando come l’istruzione pubblica sia attualmente in una situazione critica, Martelli ha espresso la necessità di interventi e piani di investimento strutturali. Da miglioramenti nell’edilizia scolastica, a investimenti nei trasporti, fino all’acquisto di materiale scolastico, tutto è cruciale. Tuttavia, il governo sembra percorrere una strada opposta, continuando a effettuare tagli su tutto, non solo nella scuola ma anche nella sanità e nei trasporti, mantenendo una coerenza che sembra derivare da politiche passate.
Le parole di Martelli risuonano forti e chiare; l’istruzione, nelle sue molteplici sfaccettature, è sotto attacco e gli studenti non possono rimanere in silenzio. Questo grido di aiuto segna una battaglia per un futuro migliore, dove l’istruzione non sia considerata una spesa ma un investimento verso l’emancipazione e la crescita delle nuove generazioni.
La recente legge approvata il 16 ottobre, che entrerà in vigore a breve, rappresenta un altro punto controverso evidenziato da Martelli. Parlando della ‘stretta’ sulla condotta scolastica, ha espresso delle preoccupazioni. Secondo l’Uds, questa riforma non solo suscita polemiche, ma riflette una tendenza più ampia verso politiche che potrebbero apparire autoritarie. Il timore è che possa servire a silenziare il dissenso all’interno del contesto scolastico, infliggendo punizioni a coloro che non si allineano alle nuove normative.
Questo approccio quasi repressivo da parte delle istituzioni scolastiche preoccupa non solo gli studenti, ma anche chi sostiene la libertà di espressione e il diritto di critica. Le catene e lo scotch, usati come simboli della protesta, rappresentano quindi una lotta contro le politiche percepite come oppressive. La mobilitazione degli studenti intende evidenziare l’urgenza di opporsi ad una legislazione che possa silenziare le voci critiche all’interno delle scuole, esprimendo un desiderio di giustizia e libertà.
Tale spirito di resistenza si rivela importante; gli studenti non solo desiderano opporsi a leggi di questo tipo, ma mostrano anche la volontà di farlo tramite ogni mezzo a loro disposizione. È chiaro, quindi, che la battaglia per il futuro è solo all’inizio, mentre gli studenti si preparano a scrivere il prossimo capitolo delle loro proteste.