I bambini dovrebbero festeggiare Halloween? A rispondere a questa domanda ci pensa un sindaco, e scoppia la polemica.
La festa di Halloween, che viene celebrata in molti paesi anglofoni, sta acquisendo negli ultimi anni sempre più popolarità in Italia, generando un acceso dibattito tra chi la considera una tradizione divertente e chi, viceversa, la percepisce come una celebrazione del male. Recentemente, un sindaco di un comune piemontese ha sollevato un intervento, ma i suoi commenti hanno riacceso la polemica sull’evento.
Il sindaco, in una lettera inviata alle famiglie, ha espresso forte contrarietà ai festeggiamenti di Halloween. Ha invitato i genitori a non partecipare a queste celebrazioni, sostenendo che incisivamente i piccoli non dovrebbero essere esposti a certe esperienze. “I nostri bambini non hanno bisogno di questa negatività”. Queste parole risuonano forti e chiare, mettendo in luce il suo punto di vista. Nella missiva, il sindaco lamenta che Halloween offre spazio al male e al brutto, compromettendo così l’innocenza dei bambini.
Nella sua missiva, il primo cittadino riconosce che la festa può essere interpretata con troppa leggerezza. Egli sottolinea, infatti, che i bambini vengono esposti a figure inquietanti come zombie, fantasmi e streghe, il che potrebbe, potenzialmente, condurre a emulazioni di personaggi ben più angoscianti legati al mondo dell’horror e dell’esoterismo. Secondo lui, la celebrazione di Halloween, in corrispondenza con il periodo in cui la Chiesa festeggia tutti i Santi, è una pratica di cui bisognerebbe riflettere attentamente.
Dopo aver citato figure significative della tradizione cristiana, come San Francesco e San Giovanni Bosco, si è chiesto perché mai i bambini debbano essere spinti verso manifestazioni che apparirebbero insidiose e brutte. Così, il sindaco ha anche contestato la provenienza di queste tradizioni, ritenendole pagane e lontane dalla gloriosa storia della cultura italiana. Ha chiesto ai genitori di riflettere su tali elementi, avviando una serie di interrogativi su come, in fin dei conti, si possono educare i bambini.
La voce della Chiesa e le reazioni
Una delle voci più forti a supporto della posizione del sindaco è stata quella del sacerdote ed esorcista Gabriele Amorth, il quale ha affermato che celebrare Halloween equivale a rendere omaggio al demonio. Nella sua interpretazione, anche solo festeggiare una notte dedicata a tali pratiche potrebbe conferire diritti al male sulla persona. La dichiarazione ha ulteriormente alimentato il dibattito, portando le persone a interrogarsi sui reali effetti di questi festeggiamenti e sul potere che, involontariamente, potrebbero conferire a forze considerate oscure.
In un contesto più ampio, il discorso ha sollevato questioni importanti riguardo all’educazione dei più piccoli. Che sia Halloween o un’altra celebrazione, la necessità di una corretta educazione ai valori si fa sentire. Ma contemporaneamente si pone la questione di come un genitore possa bilanciare tra le tradizioni familiari e quelle contemporanee. La lettera del sindaco ha catalizzato l’attenzione e il dibattito, generando prese di posizione sia pro che contro.
Il dibattito tra sostenitori e critici
Infine, la questione di Halloween mette in evidenza due gruppi distinti: da una parte, chi sostiene che la festa non debba essere festeggiata per ragioni etiche e morali e dall’altra chi critica il tentativo di censurare un evento che ormai fa parte della cultura popolare. Con un mondo così interconnesso, impossibilitare i bambini a vivere esperienze comuni ai loro coetanei di altri paesi appare, secondo alcuni, troppo restrittivo.
Nei contesti scolastici, ad esempio, i lavoretti di Halloween sono diventati una prassi diffusa, così come la partecipazione a eventi a tema. Questo potrebbe quindi generare un contrasto tra le volontà di proteggere i bambini dalle influenze negative e il desiderio di permettere loro di svolgere attività che, in fondo, fanno parte di una tradizione sempre più presente nella vita quotidiana delle famiglie italiane. La sfida rimane aperta: come trovare un equilibrio tra le tradizioni locali e quelle “importate”, senza generare conflitti?