Generazione Z: i giovani sotto accusa dai datori di lavoro, perché sono considerati inappropriati e inaffidabili

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Un recente studio ha sollevato un campanello d’allarme nel mondo del lavoro, rivelando l’insoddisfazione dei datori di lavoro nei confronti dei neo assunti appartenenti alla Generazione Z. Questa generazione, composta da individui nati tra il 1997 e il 2010, è entrata nel mercato del lavoro con occupazioni che mostrano a volte disconoscenza delle aspettative professionali. In questo articolo, esploreremo le preoccupazioni sollevate dai dirigenti e il contesto particolare in cui operano questi giovani lavoratori.

Generazione Z: un nuovo volto del mondo del lavoro

La Generazione Z rappresenta un popolo di giovani adulti appena emersi dal percorso di studi. Cresciuti in un’era di rapide trasformazioni digitali e influenzati da eventi come la pandemia di COVID-19, questi ragazzi e ragazze affrontano adesso sfide uniche. Spesso, sono descritti come empatici, ma anche un po’ sfacciati. Tuttavia, quanto possano essere pronti per affrontare le rigide realtà del mercato del lavoro è oggetto di discussione.

Per molti datori di lavoro, infatti, ci sono dei problemi evidenti. Alcuni hanno dichiarato di vedere nel comportamento dei neo assunti una mancanza di preparazione, non solo in termini di competenze tecniche, ma anche rispetto all’abbigliamento e al linguaggio appropriato per l’ambiente di lavoro. Questo, insieme all’incertezza su come interagire con i colleghi e i superiori, porta molti a riconsiderare l’assunzione di questi giovani nel futuro. Le nuove generazioni probabilmente hanno aspettative ben diverse rispetto al passato; dunque, questo crea una frattura inevitabile tra loro e chi è già affermato nel settore.

Le criticità riscontrate dai manager

Un sondaggio condotto su quasi 1.000 responsabili delle assunzioni ha evidenziato alcune delle lamentele più comuni riguardo la Generazione Z. Tra queste, spicca una diffusa mancanza di etica del lavoro. Eppure, oltre il 50% di chi ha partecipato al sondaggio ha evidenziato ulteriori aspetti: difficoltà nel dare e ricevere feedback e carenze nelle soft skills, fondamentali per navigare in un ambiente di lavoro complesso. Le informazioni puramente teoriche degli studi non sembrano essere ponte sufficiente per affrontare le sfide pratiche del mondo professionale.

La docente Holly Schroth ha aggiunto che una forte predisposizione da parte di questi ragazzi verso attività extracurriculari, piuttosto che su esperienze lavorative concrete, potrebbe aver alimentato delle aspettative piuttosto irrealistiche. Secondo le sue osservazioni, molti consistenti studi avrebbero mostrato come la Gen Z fatichi a costruire relazioni proficue in ambito professionale, limitando quindi la loro capacità di affermarsi.

Quando si aggiunge la necessità di lunghi periodi di formazione e coaching per i neo assunti, i manager si sentono sopraffatti da questa situazione. È chiaro, quindi, che la Generazione Z è chiamata a capire meglio le normative e le dinamiche del mondo lavorativo, magari tornando ad arricchire la propria formazione.

Un confronto difficile: richieste e realtà

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Perché sono considerati inappropriati e inaffidabili-(Vivereateneo.it)

La situazione, però, si complica ulteriormente. Non solo i manager nutrono dubbi su questi giovani talenti, ma alcuni ammettono anche di aver licenziato neo-assunti per mancanza di motivazione e scarse capacità di comunicazione. Questo è certamente emblematico: l’idea che la Gen Z, pur avendo un potenziale enorme, sembri a volte non saper gestire il carico di lavoro o, in alcuni casi, dipendere ancora fortemente dal supporto genitoriale durante la ricerca di lavoro, è motivo di preoccupazione.

Uno studio di ResumeTemplates ha rivelato che il 70% dei giovani ha richiesto assistenza ai genitori nella ricerca di impiego, mentre un altro 25% li ha addirittura portati ai colloqui. Questa tendenza riflette un comportamento che potrebbe richiedere una riconsiderazione di come molti giovani si approcciano al lavoro e agli obblighi che ne derivano.

Un nuovo approccio per le aziende e i leader

Sono innumerevoli le chiavi di lettura per capire meglio la Generazione Z. Anche se non possiamo basarci esclusivamente su studi qualitativi, è evidente che dovremmo considerare il contesto socio-economico che ha influenzato questa generazione. I Zoomer, come vengono comunemente chiamati, si trovano a operare in un mercato del lavoro in mutamento. Ciò comporta che abbiano priorità diverse rispetto a quelle delle generazioni precedenti, come la flessibilità e un senso di equilibrio tra vita personale e professionale.

Questa generazione non è più incline a trasferirsi per un lavoro, mostrando invece una propensione per forme lavorative più dinamiche e flessibili. Fanno anche affidamento su modalità come il job hopping, vedendo la carriera come un insieme di esperienze piuttosto che un percorso lineare tradizionale. Ovviamente, queste giovani menti tendono ad essere consapevoli delle proprie potenzialità e delle proprie aspettative, creando così un’ulteriore sfida per le aziende.

La necessità di un dialogo aperto e inclusivo tra tutte le parti coinvolte potrebbe rivelarsi vitale. Solo superando misconcezioni e stereotipi, potremo creare un ambiente di lavoro più produttivo e soddisfacente sia per le nuove generazioni, che per le strutture aziendali stesse.

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