Bullismo e dolore raccontato da una mamma che ha perso suo figlio 15 enne a Domenica In: che tristezza, i dettagli
Da oltre due decenni, un portale si distingue per la sua capacità di informare in maniera seria, affidabile e originale riguardo le notizie che interessano Italia e il mondo intero. Virgilio Notizie, con la sua redazione composta da un gruppo di giornalisti under 35 e nativi digitali, si impegna a rendere accessibili e coinvolgenti temi che spaziano dalla cronaca alla politica, dall’economia al mondo dello spettacolo. Con un linguaggio semplice e diretto, la missione è chiara: mettere sotto il microscopio l’attualità per renderla comprensibile a tutti.
Il 27 ottobre, durante l’ultima puntata della sua trasmissione Domenica In, Mara Venier ha avuto come ospite Viktoryia Ramanenka, la madre di un ragazzino di 15 anni che si è tolto la vita a Senigallia qualche settimana fa. In un momento toccante, la madre ha fatto un accorato appello a tutti i genitori e ai familiari a non ignorare le parole altrui. “Le parole fanno male“, ha dichiarato, mettendo in evidenza l’importanza di denunciare qualsiasi forma di linguaggio dannoso, che possa ferire o umiliare. Ha esortato a prestare attenzione alle parole scritte in messaggi e comunicazioni, sottolineando che “le parole non possono e non devono offendere“.
La triste realtà del bullismo
La storia di questo giovane ragazzino è uno specchio inquietante della realtà italiana, dove il bullismo continua a essere un problema tristemente attuale. Leonar, così si chiamava il ragazzo, ha fatto uso della pistola del padre in una tragedia che ha scosso la comunità . I genitori del giovane hanno rivelato i presunti episodi di bullismo e tormento che il figlio ha subito a scuola, da parte di alcuni compagni. Secondo le testimonianze raccolte dai carabinieri, il ragazzo veniva preso in giro incessantemente sia in classe che durante le attività sportive. I compagni lo schernivano, imitandolo in modo derisorio e facendogli fare versi, mentre lui cercava di rimanere in silenzio.
Complicità del silenzio: una denuncia che deve partire da noi
Un aspetto sconcertante di questa vicenda è la complicità del silenzio. Leonar si sentiva impotente e isolato, tanto che nei giorni precedenti alla sua morte aveva smesso di parlare e indossava cuffiette per evitare di sentire le offese. Le parole tra i giovani possono ferire profondamente e la testimonianza delle mamme di alcuni bulli mette in luce l’assurdità delle prese in giro. Un esempio citato dallo stesso intervento è il suo cognome, che terminava con una “a”, da cui i compagni traevano motivo per deriderlo.
La necessità di un cambiamento culturale
Questa tragedia toccante porta a riflettere sulla necessità di un cambio culturale che coinvolga tutti. Non è solo una questione che riguarda la scuola, ma è un tema trasversale che deve riguardare la società intera. L’importanza di educare al rispetto e alla gentilezza deve diventare una priorità . La storia di Leonar si inserisce in un contesto più ampio, evidenziando che l’educazione al rispetto e alla tolleranza non deve essere solo una responsabilità dei genitori, ma un impegno che coinvolge anche istituzioni ed educatori. Non potevano restare in silenzio le famiglie; dare voce a queste verità è cruciale per evitare che simili tragedie possano ripetersi.
Il video integrale della puntata di Domenica In è disponibile su Raiplay, per chiunque desiderasse approfondire la testimonianza della madre e il dramma che ha colpito questa famiglia.