Diventare insegnante in Italia: definisci il tuo futuro con i corsi più adatti a te

Come diventare insegnante

Se vuoi davvero ottenere la specializzazione di insegnante in Italia, non puoi ignorare questi passaggi fondamentali.

Il recente decreto del Ministero dell’Università e della Ricerca ha gettato nuova luce sui percorsi formativi abilitanti all’insegnamento. Questi corsi, sempre più cruciali per chi aspira a entrare nel mondo della scuola, sono ora soggetti ad una regolamentazione più precisa. La novità più interessante? Solo con l’autorizzazione del MUR possono essere attivati. Questo significa che le Università non possono fare da sole. Scopriamo di più sulle differenze tra i vari percorsi e su come si snoda questa complessa situazione.

I percorsi formativi abilitanti non sono tutti uguali e per chi è interessato a insegnare ci sono delle differenze sostanziali. Come stabilito dal decreto legislativo 59/2017 e aggiornato dalla legge N. 79/2022, la questione del numero chiuso è fondamentale. Questo implica che il numero totale di posti disponibili per ciascun percorso abilitante è limitato e fissato in base al fabbisogno reale delle scuole. Dunque, non si tratta di un’opzione aperta a tutti. La restrizione, però, non si applica ai percorsi destinati ai vincitori del primo concorso PNRR. Questo fatto è importante poiché permette a chi ha già vinto il concorso di accedere ai corsi di abilitazione senza ulteriori prove di selezione.

In sostanza, c’è una distinzione chiara: chi non ha una posizione già assicurata deve fare i conti con un numero di posti ridotto e quindi con una selezione più severa. Questo scenario crea una sorta di competizione accesa per gli aspiranti docenti che sognano un futuro nell’educazione, evidenziando l’importanza della qualificazione e del possesso di requisiti specifici.

Differenze tra corsi da 30 e 60 CFU e vincitori concorso PNRR

Una delle principali differenze riguarda la struttura dei corsi e i crediti formativi universitari associati. I percorsi abilitanti da 30 CFU sono progettati per i docenti con triennalista, mentre i corsi da 60 CFU si rivolgono a chi ha un’esperienza di insegnamento meno consolidata. I vincitori del PNRR, d’altro canto, non devono affrontare questo tipo di selezione. Hanno il diritto di accesso diretto ai corsi abilitanti. Quindi, chi ha la fortuna di essere già stato selezionato può procedere a completare i crediti necessari senza passare attraverso una serie di test o prove ulteriori.

Come diventare insegnante
DDiventare insegnante, ci sono corsi molto diversi l’uno dall’altro (vivereateneo.it – Canva)

Questa differenza di accesso si traduce in opportunità significative. I vincitori del concorso PNRR possono concentrarsi sulla loro formazione, proseguendo senza la pressione di dover dimostrare le proprie capacità attraverso concorsi ulteriori. Inoltre, il piano di studi è ben definito: chi ha tre annualità di servizio ha diritto a un percorso simile a quello da 30 CFU, mentre gli altri discenti che hanno vinto il concorso accederanno a un corso da 36 CFU, con un programma orientato a garantire il riconoscimento dei 24 CFU ottenuti in precedenza. Ciò segna un passaggio chiave per molti aspiranti insegnanti.

Come il nuovo decreto influisce sul futuro degli aspiranti docenti

Con questo nuovo assetto normativo, le Università dovranno adattarsi e riformulare le loro offerte formative in modo da rispettare le indicazioni ricevute. Ciò creerà inevitabilmente un cambiamento nel panorama formativo per la docenza, richiedendo agli atenei di essere più reattivi e allineati rispetto ai bisogni emergenti. Le Università non saranno più in grado di operare in maniera autonoma, il che potrebbe portare a una maggiore uniformità nelle proposte didattiche, ma anche a opportunità di specializzazione per i docenti in formazione.

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Diventare insegnante, cose da sapere sul nuovo decreto e la sua influenza (vivereateneo.it – Canva)

Questo adeguamento non è da sottovalutare, in quanto i futuri docenti dovranno essere ben preparati per affrontare le sfide del mondo dell’istruzione. Purtroppo, nonostante le regolazioni, rimangono grandi incognite su come tutto questo impatterà sugli aspiranti insegnanti, specialmente coloro che già lavorano nel settore con contratti precari. L’intera riforma ha il potenziale di trasformare radicalmente la formazione degli insegnanti, ma sarà fondamentale seguire da vicino l’implementazione della legge per comprenderne appieno gli effetti a lungo termine nel mercato del lavoro educativo.